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Io ho quel che ho donato - I own what I have given away (2012)

La poetica di Gabriele D'Annunzio, nelle sue contraddizioni, nella sua simmetria imprevedibile. 

Una geometria delle emozioni, come nei suoi romanzi, ossessivi nella ricerca della perfetta narrazione di sé. Un luogo vuoto, solo un'ombra di viandante - eco nietzschano - e qualche volto impietrito - la bellezza cui manca l'aria.

Scatti effettuati al Vittoriale degli Italiani.

 

Gabriele D'Annunzio's poetry in its contradictions, in its unpredictable asymmetry.

A geometry of emotions, just like in his novels, obsessive in the seek for a perfect narration of oneself. An empty space, just a voyager's shadow - echoing Nietzsche's steps - and some pietrified faces. A breathless beauty.

All pictures shot at Vittoriale degli Italiani, the poet's residence. 

La Solitudine della Bellezza - The Solitude of Beauty (2011)

Ispirato a un lavoro poetico di Leonard Cohen, "The Solitude of Strenght", l'immagine è di una bellezza che non respira sotto i riflettori, che non è effimera e non si accompagna al successo e ai rumori; al contrario, vive in un silenzio timido.

La bellezza come dono ma anche come una firma personale, come qualcosa che unisce corpo e mente, in un gioco di sguardi che non ti guardano direttamente ma ti cercano guardando altrove, ti si rivolgono in un particolare attimo che cerca di unire dei destini.

 

Inspired by a Leonard Cohen's book, "The Solitude of Strenght", the beauty portrayed is a kind that doesn't live under spotlights, is not ephimeral and is not surrounded by success and noise; on the contrary, it lives in a timid silent.

Beauty as a gift but as a personality's trait as well, as something that connects body and mind, eyes that don't look directly into yours but look for you in the world, in a moment that seek to merge different destinies.

Le Vene del Cielo (2008)

Cielo pieno di trame, come il Chelu Nieddu di una canzone dei Tazenda, cielo fitto di vene, capillari, nervi.

Un cielo che non libera l'occhio ma lo fa perdere in un labirinto di linee che si toccano, incrociano e baciano; come tante vite tutte insieme.

 

As in a song by sardinian rock-band Tazenda, Chelu Nieddu, this is a sky filled with veins, capillaries, nerves.

A sky that doesn't free your eyes but let them lose their way in a labyrinth of lines which touch, cross, kiss each other; like many lifes, altogether.

New York City and the Chelsea Hotel (2009)

I muri, le porte, i corridoi del Chelsea Hotel conservano l'eco di chi ci ha vissuto, di chi l'ha cantato, di chi ne ha fatto un tempio dell'arte occidentale, al tempo stesso fatiscente e glorioso. 

Da Mark Twain a Sartre, da Edie Sedgwick a Jimi Hendrix, Bob Dylan, Sid Vicious che vi uccise la fidanzata, Janis Joplin e Leonard Cohen che si amarono 'on the unmade bed'... Un luogo che puzza di vita e che profuma di genio.

 

The walls, doors, halls at Chelsea Hotel still hold the echo of who lived there, who sang it, who made it become a temple of western art, glorious and decaying at the same time.

From Mark Twain to Sartre, from Edie Sedgwick to Jimi Hendrix, Bob Dylan, Sid Vicious who killed his girlfriend, Janis Joplin and Leonard Cohen who made love 'on the unmade bed'... A place that stinks like life and smells like genious.

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